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Cronaca

G8 Genova, petizione per impedire il reintegro nella polizia degli autori delle violenze

Cinquantamila firme per chiedere al ministero degli Affari Interni di non reintegrare nella polizia chi ha commesso violenze nel corso G8 di Genova nel 2001

Poco più di seimila firme e la petizione, lanciata sulla piattaforma change.org, raggiungerà l'obiettivo delle 50mila adesioni. La richiesta è quella di 'impedire il reintegro nella polizia degli autori delle violenze di Genova (G8 2001)'. Il tema è tornato di recente di attualità dopo le parole del pm Zucca («I nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all'Egitto di consegnarci i loro torturatori?») nel corso di un dibattito sulla difesa dei diritti internazionali presso l'Ordine degli avvocati di Genova.

Dopo le dichiarazioni sul G8 del 2001 rilasciate dal sostituto procuratore generale della Corte d'Appello di Genova, il Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto un fascicolo e Zucca rischia il trasferimento.

Il testo integrale della petizione

Alla cortese attenzione del Ministro degli Affari Interni,

Caro Signor Ministro,

Sarà certamente di Sua conoscenza che la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per gli atti di tortura perpetrati dalle forze dell’ordine nella notte tra il 20 e 21 luglio 2001 nella scuola Diaz, ai margini del G8 di Genova. Una condanna rimasta senza seguito, come ha ricordato il Sostituto Procuratore Zucca la settimana scorsa: “i nostri torturatori, o meglio chi ha coperto i torturatori sono ai vertici della polizia.”

Sarà certamente di Sua conoscenza che nel mese di luglio 2017 sono scaduti i termini della sospensione dai pubblici uffici comminata ad alcuni degli ufficiali protagonisti di violenze, lesioni, sequestro di persona, costruzione di prove false, falsificazione di verbali: in breve, di quella che uno stesso funzionario definì una "macelleria messicana". Una serie di gratuite violenze e violazioni dei più elementari diritti che durante e dopo il G8 di Genova del 2001 rese un'importante porzione le nostre forze dell'ordine tristemente famosa nel mondo - una fama certamente non mitigata dalle lentezze giudiziarie e processuali, dalle carriere e promozioni, nonché dalle assoluzioni morali che larga parte della nostra classe politica accordò ai maggiori responsabili di quegli eventi, dimostrando così la fragilità dello Stato di diritto e la precarietà del rispetto dei diritti fondamentali nel nostro Paese.'
Alcuni di costoro, i cui nomi sono facilmente reperibili sui quotidiani, ma che Lei, Signo Ministro, dall'alto della Sua posizione, ci può certamente confermare o smentire, vengono attualmente reintegrati nel servizio di Pubblica Sicurezza. Altri non lo hanno mai lasciato.

La Sua immaginazione Le dirà, Signor Ministro, l'impressione che tutto ciò fa sui cittadini e le cittadine del nostro Paese (per tacere dell'estero), il senso di sconcerto, di disorientamento, di insicurezza proprio di fronte a coloro che la nostra sicurezza dovrebbero garantire, la coscienza dell'arbitrio impunito che ha caratterizzato questa vicenda in tutte le sue fasi, e infine il silenzio di coloro che, con responsabilità di governo, dovrebbero vigilare e far sì che i diritti e il Diritto (il diritto sostanziale, Signor Ministro, non il diritto formale e cavilloso che vediamo all'opera in questa triste faccenda) regnino nel nostro Paese.

Siamo certi, Signor Ministro, che Lei abbia ben presente la portata e il significato del reintegro di queste persone nelle forze di polizia, nonché la permanenza nelle stesse di coloro che una giustizia manchevole e un'opera carente dei governi mai ha colpito con i dovuti provvedimenti.

Nonostante l'attuale governo sia dimissionario siamo certi, Signor Ministro, che Lei vorrà rassicurare i cittadini e le cittadine di questo Paese del fatto che mai e poi mai un tale reintegro diventi reale o che venga confermato (qualora fosse già avvenuto). Se si sentisse impedito a procedere in tal senso a causa della precarietà del governo di cui Lei è parte, siamo certi che nulla Le impedirà di sollevare comunque la questione in seno al Parlamento o in accordo con le altre forze politiche. Ciò sarebbe utile, signor Ministro, anche e soprattutto perché si fortifichi una comune cultura della legalità e del diritto e perché il nostro Paese non sia mai più testimone di fatti indegni della sua cultura e dei suoi cittadini.

Con un cordiale augurio di buon lavoro, i/le sottoscritti/e cittadini/e.

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