Genova - L'irruzione delle forze dell'ordine alla scuola Diaz in via Cesare Battisti a Genova, la sera del 21 luglio del 2001, durante il G8, fu «eseguito con inusitata violenza dai 300 agenti operanti, pur in assenza di reali gesti di resistenza» da parte dei 93 no-global arrestati e portati nella caserma Bolzaneto dove «subiscono altri atti di prevaricazione», anche da personale della polizia penitenziaria. La storia delle molotov, mai ritrovate, è servita alla polizia solo per legittimare «falsamente 'a posteriori' l'arresto in flagranza» degli ospiti della Diaz.

Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del proscioglimento dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ora sottosegretario con delega all'Intelligence, che la corte d'Appello - il 17 giugno 2010 - aveva condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per aver istigato alla falsa testimonianza l'ex questore Francesco Colucci, insieme all'ex capo della Digos Spartaco Mortola, condannato a un anno e due mesi e anche lui assolto.

Per quanto riguarda De Gennaro, la Suprema Corte sottolinea come nei suoi confronti «non si è acquisita alcuna prova o indizio di un 'coinvolgimento' decisionale di qualsiasi sorta nell'operazione Diaz». Tutto il processo si concentra su un punto: se sia stato l'ex capo della polizia a mandare Roberto Sgalla, allora capo delle relazioni esterne della polizia, alla Diaz, la sera dell'irruzione. Nessuno durante il processo, sottolinea l'alta Corte, ha chiesto a Sgalla da chi avesse ricevuto l'ordine di recarsi immediatamente alla Diaz.

Il processo principale del G8 si celebra il prossimo 11 giugno, quando è fissata la prima udienza innanzi alla Quinta sezione penale.