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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Maxi truffa ai danni dell'Ue: sequestrato il castello di Vignolo

Oltre 1,4 milioni di euro sottratti all'Unione Europea nell'ambito di un progetto di ricerca: i dettagli

L’hanno chiamata “Paper Castle”, “castello di carta”, non soltanto per la monumentale quantità di documenti fasulli prodotti per portarla avanti, ma anche perché al centro di tutto c’è un vero castello, quello di Vignolo, a Mezzanego, attualmente sotto sequestro: la Guardia di Finanza di Genova e il nucleo Europeo anti-frode, l’Olaf, hanno scoperto una maxi truffa da oltre 1,4 milioni di euro ai danni dell'Unione Europea organizzata da una coppia di imprenditori originari del Veneto e della Lombardia, ma ormai da tempo residenti nell’entroterra chiavarese.

Come nasce la truffa

Tutto parte dal bando emanato nel 2007 dalla Commissione Europea per la Ricerca e l’Innovazione, il Settimo Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo economico. All’iniziativa, che prevede lo stanziamento di circa 50 miliardi di euro a livello europeo per portare avanti progetti innovativi, partecipa anche un consorzio composto da diverse società con sede in Italia, Belgio, Francia, Romania, Regno Unito e Stati Uniti: l’obiettivo è la costruzione di due prototipi di hovercraft, veicoli nautici da utilizzare in caso di disastri ambientali. 

L’Unione Europea finanzia il consorzio, ma al momento della verifica sull’andamento del progetto e sull’investimento del denaro, nel 2015, l’Olaf scopre un vero e proprio castello di carta: dei due prototipi solo uno è stato costruito, e ben dopo i termini previsti dal bando, mentre l’altro giace non assemblato in un garage. Verifiche più approfondite dimostrano che tutte le società che fanno parte del consorzio, compreso il partner più importante, quello londinese, fanno capo a un’unica società italiana riconducibile ai due coniugi. Che avrebbero incanalato i fondi ricevuti dall’Ue verso altre società prestanome creando falsi debiti con i soci, che venivano però ripagati con soldi veri, gran parte dei quali sono finiti sul conto della società che gestisce il castello di Vignolo e da lì alla banca proprio per ripagare un debito di fine anni ’90, che aveva come garanzia il castello stesso.

Debiti finti con società "partner" per giustificare l'uso dei fondi Ue

L’ipotesi della Guardia di Finanza e della Procura di Ganova è che i coniugi, da tempo in cattive acque finanziarie, abbiano organizzato l’articolata truffa per evitare il pignoramento del castello, sfruttando i finanziamenti dell’Unione Europea per saldare il debito ed estinguere l’ipoteca sull’edifico. Lo stesso castello figurava tra le spese che la società della coppia ha dichiarato di avere sostenuto nel corso dello sviluppo del progetto, ufficialmente come “affitto location”. Ma nel corso delle indagini l’Olaf ha accertato che il castello apparteneva ufficialmente a una compagnia fondata dalla coppia, poi fallita, e che in seguito era stato traferito a una compagnia americana con sede nel Delaware. Che è poi risultata essere di proprietà della stessa coppia.

Sequestrato il castello di Vignolo

L’inchiesta, iniziata nel 2015, si è conclusa con la richiesta da parte dell’Olaf di bloccare il finanziamento, ottenere la restituzione dei fondi già erogati e approfondire l’operato della coppia, compito affidato alla Guardia di Finanza, coordinata dal sostituto procuratore Francesco Cardona Albini. Che ha recentemente autorizzato il sequestro preventivo del castello di Vignolo (che ancora oggi figura su alcuni portali di organizzazione viaggi per l’affitto, anche se risulta poi non disponibile): la struttura è stata di fatto confiscata, e verrà battuta all’asta per ripagare il debito contratto dai coniugi con l’Unione Europea.

Resta invece da quantificare il danno erariale - che supera comunque i 2 milioni di euro - subordinato alla denuncia alla Corte dei Conti, che verrà presentata prossimamente. La coppia deve adesso rispondere di malversazione e truffa ai danni dell’UE, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e dichiarazione fraudolenta.

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