"Fotofinish": selfie per nascondere la solitudine al Teatro della Tosse
"Fotofinish", in scena dal 20 al 22 aprile al Teatro della Tosse, è la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo. Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto.
E grazie alla moltiplicazione della sua immagine arriva a credersi un politico che parla alla folla. Una folla che non c’è. Ma che lo galvanizza come tutte le cose che non avremo mai. Tra un comizio e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali ambulanti che si spostano direttamente nelle case dei malati.
E all’interno di questi ospedali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e sotto quelle delle suore cappellone che sostituiscono la medicina con gli strumenti della fede. Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, è convinto di non essere più solo.
E continua nelle sue scorribande politiche delegando se stesso alla cultura per costruire impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo. E ipotizza incendi e sciagure, ipotizza uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta.
Di tanto in tanto torna dal fotografo che è per costringersi a scattarsi nuove foto. E impazzisce a poco a poco. Ma mai completamente. Nel pieno del suo delirio auto presenzialista arriva a farsi donna con tutta la sua nudità camuffata; e a farsi uomo, pensandosi ora l’una ed ora l’altro, immaginando di uscirsi insieme per rientrarsi accanto.
E come politico sblocca ogni piano regolatore per regalarsi una casa ambulante, come gli ospedali, come la disperazione di chi tenta di imbrogliar se stesso.
E solo quando è costretto a mettere un cane a difesa della sua abitazione capisce di esser solo e di essere lui quel cane posto a tutela della proprietà.
Ma con un colpo di coda inaspettato torna da cane a politico e accusa gli elettori di non aver capito. Di non aver capito che nulla è mai esistito.
L’unica cosa che esisteva era la sua solitudine Che non può essere fotografata perché la solitudine è l’assenza di chi non ti è vicino.