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Cronaca

Coronavirus, Viale: «Negativi i test sulle persone esaminate al San Martino»

La notizia arriva dall'assessore regionale alla Sanità Sonia Viale

"I casi all’esame del Policlinico San Martino sono negativi". Lo ha dichiarato l'assessore regionale alla Sanità Sonia Viale dal suo profilo Facebook anticipando il punto stampa previsto alle 17.30 in Regione. "Teniamo alta la guardia con serietà", ha aggiunto la Viale.

Al San Martino erano sotto osservazione un papà e tre bambini cinesi, rientrati lo scorso 15 febbraio da una zona a elevata circolazione del virus. I pazienti hanno raggiunto la mamma e un quarto figlio, asintomatici, in isolamento a domicilio.

Venerdì mattina sono stati ricoverati nel reparto Malattie infettive il padre, asintomatico, e tre bambini, "con qualche sintomo termico e respiratorio", ha comunicato la Regione, in una nota. A casa, in isolamento, rimangono la mamma e un altro figlio, entrambi asintomatici. La settima persona che era stata inizialmente considerata vive al di fuori del nucleo familiare.

La notizia, anticipata dal governatore ligure Giovanni Toti, è arrivata a poche ore dalla conferma dei primi casi accertati in Italia: un 38enne di Codogno, in provincia di Lodi, è ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Codogno e sarebbe in condizioni gravi. Ricoverati anche la moglie e un amico, già trasferiti allo Spallanzani di Roma. E i casi confermati in poco tempo sono saliti a quattordici tra Lomabardia e Veneto.

Quelli di Genova sono casi in osservazione risultati negativi: Regione Liguria ha ricevuto venerdì mattina dagli uffici competenti di Alisa la segnalazione che erano state attivate le procedure di approfondimento per un nucleo familiare, già sottoposto a sorveglianza attiva dal 16 febbraio. Il San Martino, insieme con il Gaslini, è stato individuato da Alisa come centro di gestione di potenziali casi di coronavirus a livello regionale.

Sono cambiate, intanto, le modalità di gestione della quarantena. Dopo la riunione mattutina del comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute, che ha approfondito le segnalazioni di nuovi casi di coronavirus, il ministro Roberto Speranza ha emanato una nuova ordinanza che prevede misure di isolamento quarantenario obbligatorio per i contatti stretti con un caso risultato positivo. Il provvedimento dispone anche la sorveglianza attiva con permanenza domiciliare fiduciaria per chi è stato nelle aree a rischio negli ultimi 14 giorni, con obbligo di segnalazione da parte del soggetto interessato alle autorità sanitarie locali.

Proprio ieri, in conferenza delle Regioni, era stata scelta la proposta della Liguria, presentata dall'assessora alla Sanità, Sonia Viale, sull’estensione della quarantena volontaria a tutti gli adulti che rientrano dalle aree a rischio e non solo agli studenti, come previsto dalle linee guida diffuse dal Dipartimento nazionale di Protezione civile e dal ministero della Salute: il "modello" portato a esempio è stato quello del cittadino sanremese che si era auto messo in quarantena dopo essere rientrato da un viaggio in Cambogia ed essere salito sulla nave su cui era stato segnalato un caso.

Sul primo caso di coronavirus accertato, intanto, è intervenuto anche l'immunologo Roberto Burioni, che su Twitter ha ribadito che «le ultime notizie mi portano a ripetere per l’ennesima volta l’unica cosa importante. Chi torna dalla Cina deve stare in quarantena. Senza eccezioni. Spero che i politici lo capiscano - ha concluso Burioni - perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili».

Velista sanremese rientrato dalla Cina: è negativo al coronavirus

È stato visitato venerdì mattina dai medici della Asl1 senza che sia stato riscontrato alcun sintomo il velista sanremese rientrato nella notte dalla Cina, dove è già stato sottoposto al periodo di quarantena.

Anche gli accertamenti effettuati nella mattina di venerdì dagli specialisti dell’ospedale di Sanremo hanno dato esito negativo. L’uomo, 43 anni, in via del tutto precauzionale verrà comunque monitorato dalla struttura di Igiene pubblica per i prossimi 14 giorni.

Coronavirus, i primi sei casi italiani in Lombardia

Il primo allarme è partito da un manager 38enne italiano originario di Castiglione d’Adda e residente a Codogno, nel Lodigiano, che si è sentito male e si è recato in ospedale, dove gli è stato diagnosticato il coronavirus. Positiva anche la moglie incinta, un’insegnante che al momento non sta però lavorando, e un amico della coppia che si è presentato spontaneamente in ospedale con sintomi di polmonite. A seguire altre tre persone si sono aggiunte alla lista dei malati confermati fino ad arrivare a venerdì sera con sedici casi confermati tra Lombardia e Veneto.

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Il 38enne, stando a quanto ricostruito dai medici, aveva cenato con un amico che tornava dalla Cina a inizio febbraio, e si è presentato in pronto soccorso tra il 19 e il 20 febbraio. L'uomo, ricoverato in terapia intensiva in prognosi riservata, con insufficienza respiratoria, è in condizioni talmente gravi da non poter essere trasferito all’Ospedale Sacco di Milano, punto di riferimento nazionale, insieme con lo Spallanzani di Roma, per le bioemergenze.

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