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Cronaca

Facevano fallire società, commercialista e due imprenditori genovesi arrestati

Antonio Castello, commercialista genovese, e i due imprenditori Roberto Lombardi e Giuseppe Ferrando sono stati arrestati dalla guardia di finanza nell'ambito di un'inchiesta, partita da Crotone

Dall'alba di questa mattina la Guardia di Finanza ha svolto una vasta operazione, volta a sgominare una articolata associazione a delinquere operante fra il crotonese, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia.

Su ordine del gip del tribunale di Crotone, Michele Ciociola, a seguito della richiesta da parte del sostituto procuratore titolare delle indagini, Gaetano Bono, sono stati sottoposti alla misura cautelare in carcere quattro crotonesi accusati di aver fatto parte di un sodalizio delinquenziale con ramificati contatti al nord. Costoro si occupavano di “far fallire”, presso il tribunale di Crotone, società in difficoltà economica e gravate da debiti tributari rilevanti.

Nel 2015, i finanzieri di Crotone hanno approfondito una serie di Sos, ovvero segnalazioni per operazioni sospette, e individuato le tracce di un sistema criminale creato per costruire e condizionare fallimenti a Crotone. La Procura della Repubblica pitagorica, raccogliendo l'intuizione delle Fiamme Gialle, ha avviato quindi una complessa indagine che, dopo circa due anni di analisi documentali, intercettazioni telefoniche, pedinamenti e servizi di osservazione, ha permesso di ricostruire il disegno criminoso.

Le Fiamme gialle hanno registrato numerosi fallimenti decretati dal Tribunale che, stranamente, vedevano quali rappresentanti legali di tali società sempre le stesse persone, “teste di legno” appositamente assoldate da un “reclutatore”, tale Giuseppe Chiodo, uomo di fiducia del promotore dell'organizzazione delinquenziale, Alberto Storari, quest'ultimo residente a Novara ma con un passato crotonese (è stato residente a Cirò Marina per diversi anni impiantando attività commerciali).

I due sono stati arrestati insieme alle teste di legno, F. C., L. P. e A. D. A. Questi guadagnavano poche centinaia di euro da questa attività a fronte di rilevantissimi interessi economici sotto al disegno criminoso, risultando comunque fondamentali allo schema posto in essere e ampiamente utilizzato da Storari per le distrazioni.

Ulteriori appartenenti alla banda con ruoli diversi ma ugualmente determinati per la commissione della scientifica spoliazione delle società in difficoltà sono risultati essere Antonio Castello, dottore commercialista di stanza a Genova e l'avvocato Ivana Massolo, residente anch'essa in Piemonte, con studio a Torino, la quale curava la parte “legale” delle operazioni di “riassetto” delle società in decozione insieme a Storari, vera mente dell'intero gruppo e, peraltro, con precedenti nella specifica attività criminosa.

Fondamentale in tal senso è apparsa l'attività dei “professionisti”, ben più insidiosa e determinante di quella degli interpositori i quali, coscientemente, come dimostrano le intercettazioni telefoniche disposte, realizzavano le operazioni commerciali, societarie e contabili, per avvantaggiare i propri clienti e spostare le responsabilità sugli associati crotonesi.

Il video dell'operazione

In ultimo sono stati arrestati e posti ai domiciliari gli imprenditori E. B. di Novara, Roberto Lombardi di Genova, L. M. di San Sebastiano da Po in provincia di Torino, M. R. P., originaria di Belcastro (Cz) e residente a Chivasso (To), Giuseppe Ferrando di Genova e P. D. G. di Novara. Tutti si sono avvantaggiati dei “servizi” offerti dall'organizzazione per salvare i beni e l'azienda, dagli incipienti fallimenti che si sarebbero verificati lì dove le società avevano le sedi legali. Indagati inoltre ulteriori 14 imprenditori di varie località italiane, che nel corso degli anni si sono avvalsi delle prestazioni dell'organizzazione capeggiata da Storari.

Sottoposte a sequestro e ad amministrazione giudiziaria otto società operanti a Genova, Novara, Milano, Chivasso (To), Busto Arsizio (Va), Limena (Pd), Pietrasanta (Lu) che sono, in parte, l'attuale risultante di 34 società portate al fallimento in Provincia di Crotone, dal 2009 fino ai giorni nostri (a dicembre del 2016 sono stati ancora posti in essere atti di trasferimento delle sedi) dall'organizzazione criminale. Ai componenti il gruppo e agli imprenditori corresponsabili è stato inoltre contestato un profitto derivante dall'illecita attività, per circa un milione e mezzo di euro, mentre l'ammontare delle sole iscrizioni a ruolo per debiti tributari - quindi senza conteggiare i debiti verso i fornitori e gli Istituti di Credito -, ammonta a 140 milioni di euro per i fallimenti decretati a Crotone delle società con sede fittizia presso gli indirizzi dei prestanome.

L'indagine, nata come detto dalla capacità dei finanzieri del Nucleo di Crotone di approfondire le segnalazioni per operazioni sospette e dalla parallela attività di analisi svolta dal Procuratore della Repubblica sui fascicoli dei fallimenti in essere, è stata diretta dal sostituto procuratore Gaetano Bono e si è dipanata negli anni 2015/2016. Ci si è avvalsi, tra l'altro, di numerose intercettazioni telefoniche risultate fondamentali per dispiegare il quadro associativo, per comprendere i meccanismi utilizzati nonché per trasferire le sedi legali e le quote societarie. In parallelo i finanzieri hanno pedinato i componenti dell'associazione per delinquere.

Lo schema criminoso

Gli imprenditori che nel nord Italia si venivano a trovare in difficoltà avevano accesso ai “servizi” offerti da questa particolare “agenzia”, venendo a conoscenza delle capacità di Alberto Storari attraverso un passa parola fra i clienti soddisfatti. Tale “consulente” entrava quindi in contatto con le varie aziende in crisi, accumunate da consistenti pendenze erariali e debitorie, e a queste proponeva un contratto all-inclusive comprensivo di tempi e costi che veniva consegnato e fatto firmare all'amministratore in difficoltà; il contratto prevedeva principalmente 3 fasi:

  • distrazione degli “assets positivi” esistenti attraverso falsi contratti di cessione di rami d'azienda e svuotamento di conti societari anche attraverso false fatturazioni;
  • creazione di una nuova compagine sociale “amministrata” da soggetto appartenente al medesimo gruppo familiare e/o compiacente;
  • trasferimento della sede legale (con tutte le passività a quel punto esistenti) nella provincia crotonese con intestazione delle quote sociali a prestanomi compiacenti e contestuale nomina del rappresentante legale “vittima sacrificale” dei successivi destini societari.

La regia dei vari passaggi era affidata a due insospettabili professionisti:

  • il commercialista di fiducia Antonio Castello con studio a Genova, il quale avendo già la disponibilità delle smart card (utilizzabili per la firma digitale dei documenti) intestate alle teste di legno crotonesi provvedeva a effettuare le comunicazioni alle CCIAA riguardanti le cessioni di quote, i trasferimenti sede, ecc senza incontrare direttamente i soggetti interessati;
  • l'avvocato Ivana Massolo di Torino, che si preoccupava di offrire la propria consulenza legale alle varie trasformazioni societarie entrando direttamente in contatto con gli imprenditori “clienti” di Storari.

Nell'ultima fase entrava in scena il Giuseppe Chiodo, uomo di fiducia di Storari sul territorio crotonese il quale si occupava di “reclutare” i vari prestanome, di trovare le sedi dove trasferire le società da condurre al fallimento, individuare gli studi notarili per lo svolgimento dei falsi atti di cessioni di quote formalmente ineccepibili, sino ad arrivare a diventare egli stesso, temporaneamente, amministratore di società.

Impegnati nella odierna operazione di polizia 70 Finanzieri in tutta Italia per gli arresti e i sequestri preventivi di società e beni.

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