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Cronaca

Danni da cinghiali alle coltivazioni, botta e risposta tra agricoltori e Regione

Cia Liguria punta il dito contro «soluzioni inefficaci», l'assessore Mai replica: «L'impugnativa del governo sulla nostra legge regionale ci ha impedito di intervenire»

«La Regione Liguria deve farsi carico dei danni causati dalla fauna selvatica, essendo questa materia di sua competenza, e affrontare il problema in maniera diversa, dato che le soluzioni messe in atto fin qui sono state tutt'altro che risolutive»: la sezione ligure della Cia, l’associazione che unisce gli agricoltori italiani, va all’attacco della Regione, e punta il dito contro i provvedimenti presi sino a oggi per contenere quella che per le coltivazioni è una vera e propria piaga, e cioè i cinghiali.

«L’assessore Mai deve prendere atto che le soluzioni introdotte con le recenti modifiche alla legge regionale non sono idonee a ridurre i danni arrecati dai cinghiali, e ha il dovere di ricercare nuove soluzioni - è il monito di Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria, e di Stefano Roggerone, presidente di Cia Imperia, territorio particolarmente interessato dal fenomeno - Da anni sosteniamo che il problema della crescita incontrollata degli ungulati è dipeso dalla gestione dell’attività venatoria; tutti sanno che, per anni, gli animali sono stati regolarmente foraggiati e nulla è stato fatto, da parte degli organi preposti, per contrastare quella che è ormai diventata una consuetudine».

L’attacco arriva a pochi giorni dall’annuncio dell’imminente presentazione in consiglio Regionale di una proposta di legge che consentirebbe ai neo cacciatori di non pagare la tassa di concessione regionale per l'abilitazione venatoria, esclusivamente per il primo anno di esercizio della caccia: «Non sembra nemmeno più essere all'ordine del giorno una discussione sulle battute di caccia selettive - obietta ancora Cia Liguria - da questo punto di vista è vero che il sistema è stato messo in difficoltà dal pronunciamento della Corte costituzionale, ma è altrettanto vero che l'assessore non può limitarsi a dire che è già stato fatto tutto il possibile. È necessario aprire al più presto un tavolo di crisi al quale ragionare su soluzioni innovative».

La replica dell’assessore Mai: «Pochi agenti e intoppi burocratici»

Immediata la risposta della Regione, con l’assessore all’Agricoltura, Stefano Mai, che ha fatto notare che «il mio assessorato ha ben chiaro il problema che rappresenta la presenza invasiva di cinghiali e ungulati in generale sul territorio ligure. CRcordo che abbiamo varato, nel 2016, la normativa sulla difesa del fondo, che consente già agli agricoltori professionisti, titolari di azienda agricola e possessori di porto d'armi da caccia, la possibilità di abbattere gli ungulati nei loro appezzamenti, dopo averne dato comunicazione e dopo la verifica del corpo di vigilanza regionale. Inoltre abbiamo approvato una nuova norma, dopo l’impugnativa da parte del vecchio governo, per poterci avvalere dei cacciatori, previa corso di formazione apposito, per affiancare la vigilanza regionale. I corsi di formazione sono partiti e a breve avremo cacciatori abilitati a svolgere questo compito». 

Mai punta il dito contro «i tempi della burocrazia» e l’impugnativa della legge regionale, sottolineando che «prima, oltre agli 80 agenti di polizia provinciale, avevamo circa ottomila cacciatori che davano un supporto fondamentale nelle battute di controllo. Dopo il provvedimento del governo, che ha dichiarato anticostituzionale la nostra norma, siamo rimasti con soli 23 agenti a livello regionale, decisamente insufficienti a gestire la situazione, nonostante il grande impegno e disponibilità».

L’assessore si è quindi detto disponibile ad aprire un tavolo di crisi, a patto di poter contare su «un lavoro di squadra da parte di tutte le parti coinvolte, e proposte fattive».

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