Rapina a mano armata a Chiavari, scoperti grazie a dna e telecamere

Grazie alla mappatura del Dna e alle telecamere di videosroveglianza del comune di Chiavari la Polizia ha rintracciato due pregiudicati che il 27 aprile 2017 avevano rapinato un laboratorio orafo di Chiavari. Si tratta di  un 38enne attualmente detenuto presso il carcere di Marassi per altri reati e di un 30enne albanese detenuto presso il carcere di Torino “Lorusso e Cotugno". A entrambi la Polizia ha notificato ieri le ordinanze di custodia cautelare del 26 giugno scorso effettuate dal Gip del Tribunale di Genova Paola Faggioni.

Rapina a mano armata

I due uomini, con il volto nascosto e armati di coltello, avevano minacciato il titolare e alcuni clienti e si erano impossessati di monili d'oro e oggetti preziosi per un valore di circa 10mila euro per poi fuggire a bordo di uno scooter rubato poco prima. Le misure restrittive sono il frutto di un’accurata attività investigativa del Commissariato Chiavari, coordinata da Federico Manotti, sostituto procuratore della Repubblica di Genova.

Analisi del dna

Di fondamentale ausilio per la risoluzione dell’attività di indagine sono stati gli accertamenti tecnici di tipo biologico molecolare, compiuti dai gabinetti regionali di Polizia Scientifica, atti a “mappare” i campioni di dna rinvenuti dai poliziotti di Chiavari tra Carasco e Leivi, dove i malviventi si erano disfatti del motociclo utilizzato per la fuga e di alcuni capi di abbigliamento.

Telecamere di videosorveglianza

Oltre al proficuo confronto del “materiale” biologico rinvenuto con i profili genetici dei due indagati, fondamentale è stata anche l’analisi dei sistemi di videosorveglianza del comune di Chiavari e di quelli vicini che hanno permesso di raccogliere importanti elementi di riscontro circa le responsabilità dei due, nonostante le cautele da loro adottate con vari travisamenti.