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Cronaca Centro Storico / Via della Maddalena

Centro storico, 23 pusher in manette: spaccio anche ai minori e in pieno giorno

Incastrati grazie a decine di "transazioni" immortalate dalle telecamere di sorveglianza - alcune anche con minorenni - e poi dall'applicazione del cosiddetto "arresto ritardato": i dettagli dell'operazione Labirinto

«Avevamo bisogno di un’azione più incisiva rispetto a quelle che portiamo avanti tutti i giorni, e dopo settimane di indagini e presidi, grazie anche alla collaborazione con i residenti, siamo riusciti a togliere dalla strada gran parte dei membri di un’organizzazione dedita allo spaccio»: è soddisfatto, il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, mentre illustra nel dettaglio l’operazione condotta dalla Squadra Mobile della questura d Genova e dagli agenti del Commissariato Centro. 

Un’operazione che ha consentito di dare un giro di vita a un’organizzazione fortemente radicata nel centro storico, che in pochi mesi è riuscita a strappare la piazza di spaccio a chi la controllava sino allo scorso gennaio - principalmente cittadini algerini e tunisini - portando all’arresto di 23 persone grazie a uno strumento relativamente nuovo nell’0rdinamento legislativo italiano: l’arresto ritardato.

Che cos’è l’arresto “ritardato”

«La legge prevede che la polizia Giudiziaria possa ritardare l’esecuzione dell’arresto in flagranza quando è necessario per costruire un impianto accusatorio e probatorio - ha spiegato il procuratore Cozzi - Adottare questo provvedimento ci ha consentito di raccogliere quante più prove possibili nei confronti degli spacciatori che fanno parte della rete che agisce in centro storico, e poi di utilizzarle per chiedere al giudice l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Che, lo ricordiamo, per gli arresti legati al singolo episodio di spaccio non è prevista: lo spaccio è punito con una pena sino a 4 anni, e il carcere è previsto solo per condanne superiori ai 5 anni. L’arresto ritardato ci ha consentito di registrare nel dettaglio l’attività degli arrestati, anche grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza, e di accertare che spacciavano in pieno giorno, anche a minorenni e nei pressi di chiese o luoghi di aggregazione, fattori che comportano un aggravante che ha potuto far scattare l’ordinanza di misura cautelare in carcere».

La vendite riprese dalle telecamere di sorveglianza

I dettagli dell'operazione "Labirinto"

L’attività investigativa è partita lo scorso settembre, e le ordinanze sono state consegnate nei giorni scorsi a 23 persone, tutte tra i 19 e i 25 anni e tutti di origini africane, della zona sub-sahariana. L’ulteriore dato interessante è che si tratta di richiedenti asilo - pochi affidati a centri di accoglienza - reclutati principalmente per tre fattori: l’abbondanza di tempo libero, la mancanza di altre occupazioni e la necessità di soldi. Che, uniti alla giovane età e alla prestanza fisica, li rendevano perfetti per portare avanti il giro di spaccio, che si concentrava principalmente tra la Maddalena, le Vigne e via San Luca.

«Avevamo bisogno di una strategia diversa, anche alla luce del fatto che l’organizzazione aveva suddiviso i compiti tra i membri in maniera precisa», ha proseguito Cozzi. Le indagini della polizia hanno infatti accertato che i compiti erano divisi con precisione tra pusher, corrieri, vedette e “depositari”, le persone che si occupavano di presidiare i cosiddetti “imboschi”, i luoghi in cui la droga era custodita. 

Spesso anfratti in portoni e vecchi magazzini, buchi nei muri e in certi casi addirittura l’immondizia: parecchi ecopunti erano stati trasformati in veri e propri “uffici” controllati giorno e notte in cui la droga veniva custodita e recuperata all’occorrenza. Hashish, marijuana e crack principalmente, venduta ai più giovani a prezzi “competitivi”. Più bassi, insomma, rispetto alle organizzazioni che tradizionalmente avevano il controllo del centro storico, come ammesso dagli stessi clienti fermati nel corso delle indagini. Talmente bassi che spesso nascondevano il “pacco”: farina o polvere di calce al posto del crack.

Residenti parte attiva nell’indagine

Tutto pur di vendere, insomma, tanto da far superare anche le soglie minime di prudenza: i pusher si aggiravano per i vicoli in pieno giorno, vicino alle scolaresche appena uscite da scuola, poco distante dalla chiesa delle Vigne o da luoghi in cui i ragazzi usano trascorrere il tempo, e le vendite venivano spesso concluse con minorenni, in alcuni casi anche quattordicenni. Transazioni immortalate della telecamere di sorveglianza della zona e registrate anche dai residenti, che hanno più volte segnalato il fatto in procura e hanno collaborato in maniera attiva con gli investigatori: «Grazie a questi arresti possiamo assicurare ai cittadini che chi viene fermato dalla polizia non torna il giorno dopo a fare ciò che stava facendo nello stesso identico punto - ha concluso Cozzi - In questi casi spesso al disagio si aggiunge una beffa che non può essere tollerata».

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