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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

«La centrale Enel? Produca energia pulita per il porto»: la proposta degli ingegneri genovesi

Sulla centrale a carbone Enel del porto di Genova, dismessa nel marzo scorso, è in corso un acceso dibattito fra chi la vuole rasa al suolo, chi la vede museo di archeologia industriale, chi spera diventi un’area da riconvertire a fini produttivi e così via. C'è anche un'altra soluzione

La centrale Enel di Genova inattiva da mesi e che fra tre anni dovrebbe tornare al demanio portuale? Per gli ingegneri genovesi la soluzione è semplice: può essere una risorsa di grande impatto per rifornire di energia proprio lo scalo genovese, realizzando contemporaneamente risparmi nei costi e salvaguardia all'ambiente, creando economie, occupazione e nuove prospettive di diverso tipo. L’unificazione delle procedure per le autorizzazioni sismiche decisa il 17 novembre scorso dalla giunta regionale per superare l’attuale disparità di trattamento nelle varie province liguri? Indubbiamente un passo positivo e importante, ma che non risolve un problema che ha bisogno di essere affrontato con una visione ben più ampia e ricorrendo a tecnologie all'avanguardia. Sono le due proposte lanciate nell'ultimo numero di “A&B Web Edition”, il mensile degli ingegneri liguri curato dell’Ordine di Genova, che ancora una volta si inserisce nel dibattito politico ed economico nazionale e regionale veicolando la posizione di una categoria abituata a fornire soluzioni.

La centrale Enel produca energia per il porto

Per la centrale a carbone Enel del porto di Genova, dismessa nel marzo scorso, dopo 88 anni di attività, che dovrà essere restituita nel 2020 all'Authority portuale proprietaria dell’area sotto la storica Lanterna e sulla quale è in corso un acceso dibattito fra chi la vuole rasa al suolo, chi la vede museo di archeologia industriale, chi spera diventi un’area da riconvertire a fini produttivi e così via, c’è una soluzione inedita. Gli Ingegneri sottopongono infatti alle istituzioni e in particolare al competente gestore (ADSP del Mar Ligure Occidentale), agli Enti e agli operatori economici un progetto preciso frutto di un primo studio e accurati calcoli: la centrale Enel continui a produrre energia, ma in maniera pulita e finalizzata a soddisfare il fabbisogno del porto di Genova.

Basti questo dato a far riflettere: alimentando da terra una grande nave da crociera ferma in porto 10 ore, si eviterebbe di bruciare fino a 20 tonnellate di combustibile, equivalenti a 60 tonnellate di anidride carbonica non emesse in atmosfera, ovvero le emissioni annue di 25 automobili! Il tutto nel rispetto, anzi seguendo Piani e norme europee e puntando a risparmi considerevoli e alla salvaguardia dell’ambiente. Dal 1 gennaio 2020 nei trasporti marittimi a livello mondiale dovranno essere garantiti limiti più stretti per le emissioni inquinanti e i vettori navali che navigheranno in ogni tratto di mare saranno tenuti all'utilizzo di combustibili per uso marittimo con tenore di zolfo non superiore allo 0,50% in massa e durante la sosta nei porti nazionali allo 0,10% in massa. Quindi il combustibile tradizionale dovrà essere gradualmente sostituito, e in questa direzione si sta muovendo L’Unione Europea. A questa misura si affianca il cosiddetto “cold ironing” ossia l’elettrificazione delle banchine portuali con la possibilità di fornitura elettrica diretta per le navi che sosteranno in porto, sulla falsariga di quanto già realizzato a Livorno nel 2015. Da qui la proposta di concretizzare, attraverso un'indagine per la ricerca della disponibilità di un operatore economico di settore, sulla falsariga di quanto già intrapreso nel 2009 in occasione della riconversione della centrale Enel di Ortona, che subentri al gestore nell'esercizio di una nuova centrale riconvertita con sistemi a turbogas a ciclo combinato, eventualmente ridimensionata dall'attuale potenza di 300 MW.

La Dgr sulla sismica

Con la “modulistica unica regionale e procedure standard per il rilascio delle autorizzazioni connesse all'applicazione della normativa in materia di costruzioni in zone sismiche”, approvata con DGR dalla Regione Liguria il 17 novembre scorso che introduce novità nella Legge regionale n. 29 del 1983, è stato indubbiamente fatto un passo avanti in un settore che in Liguria è fonte di disagio permanente per professionisti, imprese costruttrici, cittadini. Ma se alcuni “buchi” vengono chiusi dalla delibera della giunta, altri  se ne aprono per la gestione della situazione che la nuova normativa determina. E riguardano soprattutto capacità dei tecnici degli Enti Locali, in molti casi sotto organico (soprattutto nei piccoli Comuni) e delle Province, di rispettare disposizioni e tempi previsti. Per questo da un lato ancora una volta gli Ordini degli ingegneri – nell'esclusivo interesse dei cittadini – si mettono a disposizione della Pubblica amministrazione e sono pronti a offrire la loro consulenza gratuita per affrontare i problemi tecnici. Dall'altro sollecitano la Regione ad avere una visione più ampia nell'affrontare un problema annoso e delicato come quello della sismica in una regione come la Liguria che in questo campo non non si può certo dire che abbia mai brillato a livello legislativo. In particolare gli ingegneri sollecitano una visione più ampia nell'affrontare il problema e - a proposito di unificazione delle procedure nelle varie province per il rilascio delle autorizzazioni sismiche - si chiedono come mai,  nel pieno della rivoluzione digitale, le pratiche non siano trattate in formato adeguato e i depositi avvengano con una tecnologia obsoleta rispetto ai tempi. Proponendo la creazione di un portale regionale per il deposito unificato di pratiche edilizia e strutturali. Ma anche la revisione dell’apparato normativo in senso generale; la riduzione dei casi di autorizzazione sismica a quelli previsti dalla norma nazionale alle zone sismiche che hanno una reale rilevanza, semplificando in quelle a bassa e bassissima sismicità, e l’impostazione di una politica di formazione ed informazione di alto livello per professionisti e funzionari affinché possano dialogare parlando la medesima lingua. 

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