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Cronaca

«Aiuto, mi sono perso», lo trovano a casa a dormire: 26enne rischia la denuncia

Le ricerche del giovane erano scattate all'alba di domenica mattina con una chiamata al 112. Vigili del fuoco e carabinieri hanno cercato per circa 7 ore, poi lo hanno individuato nel suo appartamento zona Belvedere

Circa sette ore di ricerche che hanno tenuto impegnati vigili del fuoco, carabinieri e soccorso alpino, e alla fine era a casa a dormire per riprendersi dopo la nottata: svelato il mistero sulle sorti del giovane belga che all’alba di domenica mattina ha chiesto aiuto al 112 dopo «essersi perso all’uscita della discoteca», così ha detto agli operatori. Resta il fatto che ha mobilitato la macchina dei soccorsi per ore, e che adesso rischia la denuncia per procurato allarme a patto di spiegare per filo e per segno cosa sia accaduto.

Un passo indietro: è l’alba di domenica mattina quando al Nue - numero unico per le emergenze - arriva la telefonata di un ragazzo che in francese chiede aiuto spiegando di essersi perso in zona Campasso. «Non riesco più a tornare a casa», dice la voce all’altro capo del telefono, mentre uno dei 21 traduttori a disposizione del Nue traduce le sue parole. La chiamata viene girati ai vigili del fuoco, che chiedono al giovane di fornire qualche punto di riferimento per individuare la zona in cui si trova: «Vedo una gru rossa, il cantiere del nuovo ponte», risponde il giovane. 

Scattano immediata le ricerche, il segnale del gps viene individuato in via Baden Pawell, sul posto si precipitano diverse squadre di ricerca, crescono i timori per le basse temperature della giornata e l’ipotesi che il giovane possa andare in ipotermia. Del 26enne, però, nessuna traccia, e il cellulare risulta spento. I vigili del fuoco e i militari continuano a cercare, sino a quando non risalgono al coinquilino del 26enne, a Genova con una borsa di studio. Ottengono quindi l’indirizzo dei due giovani, in zona Belvedere, e una volta all’appartamento si trovano davanti proprio il presunto disperso, assonnato e con un occhio nero.

Il giovane non ha saputo spiegare come è arrivato a casa né come si è procurato l’occhio nero, ma aveva con sé portafoglio, cellulare spento e gli altri oggetti di valore. Nessuna aggressione a scopo di rapina, dunque, ma se non riuscirà a spiegare con esattezza cosa sia accaduto nei suoi confronti partirà una denuncia per procurato allarme. 

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