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Cronaca

Balneari, Corte Ue: "No ai rinnovi automatici delle concessioni"

Sulle spiagge italiane grava da tempo una procedura d'infrazione Ue per violazione della cosiddetta direttiva Bolkestein

Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane "non possono essere rinnovate automaticamente", ma devono essere "oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente". Lo ha ribadito la Corte di giustizia dell'Ue, come riporta Today.it, in una sentenza relativa a una causa che vede l'Agcm, l'autorità italiana antitrust, opposta al Comune di Ginosa, nel Tarantino. I giudici nazionali e le autorità amministrative, ricordano i giudici europee, ''sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell'Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse''.

La sentenza, pur riguardando un caso specifico, avrà sicuramente un impatto sul braccio di ferro in corso tra Bruxelles e Roma sulla questione balneari. Il governo di Giorgia Meloni, con il Milleproroghe, ha prorogato al 2024 le concessioni esistenti. Una misura già bocciata dal Consiglio di Stato e che la Commissione europea non ha certo gradito. Sulle spiagge italiane grava da tempo una procedura d'infrazione Ue per violazione della cosiddetta direttiva Bolkestein. Il nodo è che bisogna aprire il mercato delle concessioni, ma il nostro Paese ha finora fatto orecchie da mercante. E la proroga di Meloni ha aggiunto un nuovo elemento di attrito.

L'esecutivo Ue avrebbe già minacciato di far avanzare la procedura d'infrazione: i passi successivi portano al deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea, e poi, in caso di condanna, a pesanti multe. Il governo ha ancora tempo per fare melina, ma la sentenza di oggi della stessa Corte Ue è un monito che non può essere ignorato. A meno di non 'giocarsi' i rapporti con Bruxelles, bruciando chance di trattativa su altri dossier importanti, come Pnrr, migranti e patto di stabilità.

Cosa dice la sentenza

La sentenza di oggi della Corte Ue si riferisce alla decisione del Comune di Ginosa di prorogare nel 2020 le concessioni balneari del suo territorio. I giudici di Lussemburgo considerano questa proroga contraria alla direttiva Bolkestein sulle liberalizzazioni: tale "direttiva - scrivono - si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere, a tal proposito, dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo o che riguardino una situazione i cui elementi rilevanti rimangono tutti confinati all’interno di un solo Stato membro".

In secondo luogo, "il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati. In terzo luogo, dall’esame non è emerso alcun elemento idoneo a inficiare la validità della direttiva relativa ai servizi nel mercato interno".

I giudici ricordano che "l’obbligo, per gli Stati membri, di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i candidati potenziali, nonché il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva. Poiché tali disposizioni sono produttive di effetti diretti, i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicarle, e altresì a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi alle stesse", conclude la Corte.

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