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Cronaca

'Badante diabolica' ancora condannata, invalido sedotto e derubato di 26mila euro

Questa volta Cleopatra Valentina Vasile è riuscita a truffare un imperiese, facendogli credere di voler stringere una relazione con lui e di voler iniziare una convivenza. I fatti risalgono al 2018

Nuova condanna, questa volta a 2 anni e 2 mesi di reclusione, per la quarantanovenne Cleopatra Valentina Vasile, conosciuta sugli organi di informazione come 'la badante diabolica'. La Vasile, di nazionalità romena, ma residente a Genova dall'età di 18 anni, ha riempito negli ultimi anni le pagine di cronaca nera dei giornali del norditalia per le sue imprese legate alla sua attività di truffatrice e ricattatrice seriale.

Il caso oggetto di giudizio, risalente al 2018, l'ha vista, rispetto ai precedenti, sfoderare tutte le sue attività manipolatorie nell'indurre la sua vittima, un invalido affetto da tetraparesi spastica su tutta la parte destra del corpo, conosciuta in una chat (dove lei si faceva chiamare 'Divina signora'), a versarle crescenti somme di denaro, complessivamente pari 26mila euro, ovvero tutti i propri risparmi, dopo averla fatta innamorare di lei e averle prospettato una vita insieme.

Questa vicenda si può, pertanto, ricondurre al fenomeno di quelle che vengono comunemente definite con un termine anglosassone 'romantic scams' ovvero attività truffaldine tendenti a spillare denaro a soggetti che si trovano in uno stato di fragilità facendo leva sui sentimenti. È un fenomeno che negli ultimi tempi, per effetto della diffusione di internet, ha raggiunto in Italia dimensioni davvero preoccupanti con un volume d'affari di centinaia di migliaia di euro e migliaia di denunce presentate.

La condanna della Vasile è stata resa possibile da una sentenza della Corte di Cassazione del 2019, che equipara le 'truffe sentimentali' a una qualsiasi altra truffa posta in essere con un'attività di 'artificio e raggiro' tipica di questo reato.

Il giudice Monica Parentini nella sentenza, in cui è stata riconosciuta l'aggravante specifica relativa alla condotta particolarmente efferata della Vasile, ha escluso la possibilità di poter ricorrere a pene alternative alla detenzione in considerazione del profilo criminale della Vasile, caratterizzato da grande spietatezza e cinismo. Peraltro, nel corso del processo, la Vasile non ha mai manifestato il minimo segno di ravvedimento o volontà riparatoria.

Per lei, adesso, che ha accumulato un monte di condanne che assomma a sei anni e un mese, dovrebbe, dunque, essere giunta l'ora di varcare le porte del carcere, compatibilmente con i ritardi cronici della giustizia italiana. La prima denuncia per truffa nei confronti della Vasile risale al 2009, seguita da numerose altre fra cui una per lesioni ai danni di un ingegnere genovese, che la aveva assunta per fare da badante all'anziana madre.

In quell'occasione, nel corso di una discussione in cui il datore di lavoro le rimproverava di avergli sottratto, con l'inganno, una somma pari a circa tremila euro, la Vasile lo aveva morso ripetutamente a una mano, procurandogli ferite guaribili in sette giorni. A questa sono seguite, negli anni successivi, svariate denunce per reati di vario genere, in gran parte truffe ed estorsioni ai danni soprattutto di soggetti anziani.

La 'badante diabolica' fece parlare di sé anche nell'estate del 2012 quando, in vacanza nel paesino di Frabosa Soprana, in provincia di Cuneo, aveva carpito la fiducia di alcune donne anziane, che vivevano da sole, facendosi aprire la porta di casa loro per poi derubarle di soppiatto dei loro oggetti preziosi.

Nella stessa estate, sfruttando le sue doti affabulatorie, si era fatta prestare varie somme di denaro da commercianti e turisti del luogo con i pretesti più fantasiosi (intervento chirurgico del proprio cane malato di tumore etc.) facendo poi perdere le proprie tracce. Solo il successivo intervento del marito, che, contattato da una delle vittime, aveva restituito a ciascuna di esse, con tante scuse, le somme prestate, le aveva evitato la denuncia.

La prima condanna, emessa dal Tribunale di Genova, arriva nel 2013: sette mesi con la condizionale per truffa, sentenza diventata irrevocabile nel 2015. Nel luglio del 2020 arriva la seconda condanna, emessa dal Tribunale di Verona, a 3 anni e 4 mesi di carcere per estorsione, per avere ricattato, a più riprese, un anziano pensionato veronese, che aveva adescato su un sito di incontri.

La donna, presentatasi un giorno a casa sua, gli aveva proposto dei rapporti sadomaso durante i quali lo aveva fotografato col cellulare, a sua insaputa, in pose compromettenti. Nei giorni successivi, dopo aver pubblicato le foto sul sito di annunci Bdsm 'La Gabbia', aveva cominciato a ricattarlo, alzando sempre più la posta fino a quando i carabinieri, allertati dal pensionato, erano intervenuti, cogliendo in flagrante la donna subito dopo la consegna di 650 euro da parte della sua vittima, alla stazione veronese di Porta Nuova, con conseguente arresto e successivo processo per direttissima presso il tribunale di Verona.

Nel marzo dello scorso anno la Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna emessa, in primo grado, dal tribunale di Verona. In realtà la stessa Corte aveva dichiarato, precedentemente, la richiesta di impugnazione inammissibile in quanto tardiva, però il procedimento di appello aveva, comunque, fatto il proprio corso in quanto la Vasile aveva presentato ricorso in Cassazione contro tale pronunciamento della Corte d'Appello.

La sentenza della Cassazione, arrivata nel mese di aprile dello stesso anno, sfavorevole alla Vasile, rende la condanna definitiva e comporta, essendo il reato risalente al 2016, anche la revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena relativo alla precedente condanna per truffa emessa nel 2013 dal tribunale di Genova. Peraltro, nel febbraio di quest'anno, la Cassazione si è pronunciata anche in merito al ricorso alla sentenza d'appello, ugualmente in modo sfavorevole alla Vasile.

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