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Cronaca

Jammer per non essere intercettati e colleghi "preparati": così nascevano i falsi report sui viadotti

L'ordinanza del gip Angela Nutini sottolinea come le condotte delle 9 persone per cui è scattata la misura cautelare siano state "gravemente minatorie della sicurezza degli utenti della strada"

Comportamenti “gravemente minatori della sicurezza degli utenti della strada”, aggravati dalla consapevolezza di essere sotto stretta osservazione dopo il crollo del ponte Morandi e dal tentativo di depistare gli inquirenti disturbando le intercettazioni: nelle oltre 100 pagine di ordinanza, il gip Angela Nutini motiva approfonditamente la decisione di emettere 6 misure di arresti domiciliari e tre misure di sospensione dai pubblici servizi per 12 mesi nei confronti di 9 tra dirigenti e tecnici di Spea Engineering e Autostrade per l’Italia, accusati di avere “taroccato” i report sullo stato di salute di diversi ponti autostradali.

Viadotti Pecetti e Paolillo nel mirino della procura

L’ordinanza eseguita nella mattina di venerdì 13 settembre, che ha portato anche a perquisizioni e controlli in abitazioni e uffici, riguarda in particolare il viadotto Pecetti, sull’A26, e il Paolillo sull’A16, in Puglia. Nel primo caso, il falso report sarebbe stato redatto per garantire il trasporto eccezionale di un mezzo pesante da 141 tonnellate su un ponte che di fatto - pur restaurato, come ha sottolineato Autostrade nella tarda mattinata di venerdì - era stato costruito in modo difforme al progetto e dunque, secondo la procura, incapace di garantire la sicurezza.

Oltre al Paolillo e al Pecetti, nel mirino degli investigatori erano finiti anche i report sul viadotto Moro, vicino Pescara, il Sei Luci e il Gargassa in Liguria, e il Sarno sull'A30. Nell'inchiesta sui falsi report risultano indagati anche l'ad di Spea Antonino Galatà e Michele Donferri Mitelli, ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Aspi trasferito ad altro incarico.

Falsi report, chi sono gli indagati

Ai domiciliari sono finiti Massimiliano Giacobbi (Spea), Gianni Marrone (direzione VIII tronco) e Lucio Torricelli Ferretti (direzione VIII tronco), mentre le misure interdittive riguardano tecnici e funzionari di Spea e Aspi: Maurizio Ceneri; Andrea Indovino; Luigi Vastola; Gaetano Di Mundo; Francesco D'antona e Angelo Salcuni.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, alcuni degli indagati, consapevoli di essere nel mirino della procura, avrebbero utilizzato i cosiddetti “jammer”, i disturbatori di frequenze cellulari, nella speranza di non venire intercettati mentre discutevano non soltanto dei report “edulcorati”, ma anche della necessità di preparare i colleghi agli interrogatori della procura. 

Autostrade, niente aumento dei pedaggi

Un’inchiesta, quella nata dalla costola di quella sul crollo del Morandi, partita con l’iscrizione nel registro degli indagati di 15 persone tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea, cui si aggiungono, un anno dopo, altre 9 persone. E mentre rassicura sul fatto che «sia il Pecetti sia il Paolillo sono sicuri», Autostrade annuncia, quasi in sordina, che «Il Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia, in considerazione degli inviti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha deliberato di sospendere ulteriormente, in via volontaria, l’incremento tariffario relativo all’anno 2019 per ulteriori 2 mesi».

Governatore Toti: «Si faccia chiarezza, pretendiamo verità»

Niente aumento dei pedaggi, insomma, mentre l’ex ministro dei Trasporti del governo giallo verde torna a tuonare su Facebook per la revoca della concessione. E il governatore ligure, Giovanni Toti, si dice «sconcertato» da «quanto emerge dalle indagini sui controlli truccati di alcuni viadotti autostradali».

«Su questa indagine così come sul crollo del viadotto ci auguriamo che venga fatta al più presto chiarezza su quanto accaduto, pretendiamo verità, processi brevi e pene esemplari per chi sarà giudicato responsabile dai tribunali - ha concluso Toti - Genova, la Liguria e i familiari delle 43 vittime meritano verità e giustizia».

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