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Cronaca San Fruttuoso / Via Erpidio Berno

Anziano morto in una buca, sequestrati documenti negli uffici comunali

Gli agenti della Squadra Mobile della Questura si sono presentati a Tursi e al Matitone per acquisire la documentazione richiesta dalla Procura sui mancati lavori in via Berno, a San Fruttuoso

Prosegue l’inchiesta sulla morte di Emilio Quinto, il pensionato di 87 anni ritrovato morto lo scorso giovedì in una buca stradale in via Berno, a San Fruttuoso, strada privata adibita a uso pubblico su cui da tempo amministrazione comunale e residenti dibattono per la manutenzione e la messa in sicurezza.

In mattinata gli agenti della Squadra Mobile della Questura, incaricati delle indagini, si sono presentati negli uffici del Comune al Matitone e a Tursi per acquisire la documentazione legata alla buca, creata nel 2016 dalle forti piogge e dalla piena del rio Rovare, che scorre sotto la strada. Già nel 2011, nei tragici giorni dell’alluvione, un’altra voragine si era aperta in via Berno, ma sono ormai anni che il consorzio che si occupa della gestione della strada prima, e le amministrazioni condominiali poi (subentrate dopo lo scioglimento del consorzio), portano avanti un contenzioso riguardo alla bonifica e alla messa in sicurezza della strada.

Si indaga per attribuire eventuali responsabilità

Da un lato infatti ci sono i residenti, che hanno sempre rifiutato di pagare esclusivamente di tasca propria i lavori; dall’altro c’è il Comune, che ha provato ad agire in urgenza per poi rifarsi dei costi sui condomini che si affacciano su via Berno. Un’operazione cui i residenti si erano opposti,m presentando ricorsi al Tar e al tribunale civile.

La buca in cui è stato ritrovato il corpo senza vita di Emilio Quinto rientrava nella serie di interventi che avrebbero dovuto essere effettuati per mettere in sicurezza la via, bloccati da una sentenza del Tar del 2016 che stabiliva che il costo dei lavori avrebbe dovuto essere addebitato al consorzio in via esclusiva. Un costo troppo elevato - almeno 7mila euro a testa - sostengono i residenti, che ha avuto come conseguenza diretta il posizionamento di alcune transenne a protezione della voragine e la caduta della questione in un limbo burocratico.

Nell’aprile del 2017, l’allora assessore comunale ai Lavori Pubblici, Gianni Crivello, sembrava avere trovato una soluzione per mettere in sicurezza la buca aggirando il provvedimento del tribunale: l’idea è quella di sfruttare il nuovo finanziamento erogato con Italia Sicura dall’ex premier Matteo Renzi per ampliare i lavori dello scolmatore del Fereggiano e creare a monte della via un collegamento sotterraneo che accolga anche le acque del Rovare e del Noce.

Per realizzarlo, il Comune deve necessariamente transitare in via Berno, e per garantire la sicurezza dei mezzi e del cantiere può intervenire sulla buca. All’assemblea pubblica convocata per discutere della proposta si decise dunque di chiedere agli amministratori dei condomini di sottoscrivere una scrittura privata per concedere l’autorizzazione ai lavori.

 «Avevamo già raccolto i nominativi per chiedere le firme - ha confermato il presidente del Municipio Bassa Valbisagno, Massimo Ferrante - Nel caso in cui non avessimo ottenuto l’autorizzazione avremmo proceduto con gli espropri temporanei per cause di forza maggiore, ma l’iter si sarebbe allungato. Abbiamo dunque preferito cercare di trovare un accordo con i privati».

La morte di Quinto assume dunque un ulteriore contorno tragico alla luce del fatto che, se l'operazione legata alla vasca per lo scolmatore fosse andata a buon fine, entro luglio i lavori per la messa in sicurezza sarebbero potuti partire.

Due le ipotesi: malore o caduta accidentale

Adesso il pubblico ministero Federico Manotti (che ha aperto un fascicolo sull'accaduto) vuole fare chiarezza, e per questo motivo ha disposto l’acquisizione dei documenti che testimoniano sia le tappe dei lavori sia l’evoluzione del contenzioso legale. Eventuali responsabilità, comunque, potranno essere individuate soltanto una volta ottenuto il referto autoptico sul corpo del pensionato, che conterrà il risultato degli esami effettuati per stabilire le cause della morte. A oggi le ipotesi sono due: la prima, che Quinto abbia avuto un malore fulminante mentre si trovava nei pressi della voragine, e che sia caduto; la seconda che sia scivolato e precipitato, e che sia morto al suo interno.

Stando alla testimonianza del figlio, pur affetto da alcune patologie e assistito da un infermiere l’87enne era lucido e in gran parte autonomo: per gli inquirenti non è escluso che si sia sentito male in casa, e che sia sceso in strada per chiedere aiuto nelle prime ore della mattina di giovedì, quando la via era deserta.

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