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Dal Cristo degli Abissi a quello delle Vette: l’impresa di Paolo, della Pro Recco Triathlon

Impresa compiuta in circa 27 ore tra nuoto, bicicletta, trekking e scalata sul ghiacciaio: partenza da San Fruttuoso di Camogli a -17 metri e arrivo sul Monte Rosa a 4.167 metri

Dal Cristo degli Abissi al Cristo delle Vette sul massiccio del Monte Rosa in poco più di una giornata. Questa l'impresa compiuta da Paolo Pattoneri, atleta della Pro Recco Triathlon classe 1982, tra sabato 9 e domenica 10 settembre, con il supporto della propria società, di alcuni amici, della compagna e di Boni Sport, negozio di piazza dello Statuto a Genova.

Dal Cristo degli Abissi a quello delle Vette: l’impresa di Paolo, della Pro Recco Triathlon. Foto

Partenza da San Fruttuoso di Camogli, toccando la mano del Cristo degli Abissi

Un abbraccio ideale tra le due statue di Cristo, quella che si trova in fondo al mare e quella che guarda il mondo dall'alto sulla cima del Monte Rosa. Uno  straordinario percorso iniziato alle 11.47 di sabato 9 settembre 2023 dopo aver toccato la mano del Cristo degli abissi (a - 17 metri). Sei chilometri di nuoto da San Fruttuoso di Camogli insieme a Sandro Cichero e Frits Datema (atleti provenienti dal mondo della pallanuoto), fino ad arrivare alla spiaggia di Camogli per proseguire insieme al compagno di squadra Riccardo Rossano in bicicletta. 

Gli amici di Paolo in spiaggia a Camogli

Viaggio in bici da 280 km in direzione Valle d'Aosta

I due hanno percorso circa 280 chilometri con più di 3.000 metri di dislivello positivo (D+). "L'orario è stato dettato dall’ esigenza di arrivare alle prime luci dell’alba in quota - spiega Paolo - in maniera che le condizioni del ghiaccio fossero tali da garantire la sicurezza". Trascorsa la notte in bicicletta attraversando Liguria e Piemonte i due atleti sono arrivati in Valle d'Aosta, presso Staffal (Gressoney) alle 6:08 del mattino di domenica 10 settembre, con qualche ora di ritardo sulla tabella di marcia. "Non nascondo qualche piccolo intoppo - spiega ancora Paolo a Genova Today - perché abbiamo perso un po' la traccia dalle parti di Ivrea e abbiamo pagato un po' di stanchezza, anche perché per noi era la prima volta su una lunghezza simile in notturna". Poco male, perché il ritmo è poi tornato quello giusto ed è iniziato il terzo 'capitolo' dell'avventura.

Piccola pausa in bici per una foto

Trekking/trail con dislivello di 1.600 metri e poi scalata sul ghiacciaio 

A questo punto Paolo Pattonieri ha lasciato la bici al team che lo ha supportato in tutta l'organizzazione, i 'Ghisagiati', un gruppo di amici appassionati di montagna. Poi, insieme alla compagna Valentina Bruzzo, atleta della società podistica Genovese (DeltaSpedizioni), ha iniziato un trekking/trail su un percorso di otto chilometri con un dislivello di 1.600 metri, completato in tre ore e mezza. Raggiunto il Rifugio Mantova è quindi iniziato l'ultimo tratto, sul ghiacciaio, questa volta insieme all'amico Andrea Jentile, che ha guidato la cordata: "Ci siamo attrezzati di ramponi e piccozza necessari per le quote sopra ai 4000 metri -  conclude l'atleta della Pro Recco Triathlon - e abbiamo raggiunto la statua del Cristo delle Vette a quota 4.167 metri alle 14:26 del 10 Settembre. Un'emozione incredibile".

Paolo e la compagna Valentina

La preparazione all'impresa 

Ma come ci si prepara a un'impresa sportiva del genere? "Avevo già fatto gare lunghe - risponde - ma mai nulla del genere. Questo percorso, almeno secondo le ricerche che ho effettuato, era stato fatto al contrario, dalla vetta al fondo del mare. Ho voluto ribaltare la prospettiva per una sfida nuova e diversa. Per testare resistenza e fattibilità ho partecipato all'Iron Man, una gara di triathlon molto impegnativa che si è svolta a Tallinn in Estonia lo scorso mese di agosto. Consiste in quattro chilometri di nuoto, 180 chilometri in bicicletta e poi una maratona di corsa. Mi sono tarato sul tempo per organizzare la mia impresa. Il sogno era completarla in 24 ore, alla fine abbiamo impiegato qualcosina in più. Per il futuro, insieme al gruppo che mi ha supportato, cercheremo di organizzare altre avventure simili". 

La scalata sul ghiacciaio

Chi è Paolo Pattoneri

Paolo Pattoneri è originario di Recco ed è nato l'otto dicembre 1982. Con questa impresa ha voluto unire passato e presente, come racconta ancora a Genova Today: "Io lavoro a Genova, ma dopo il covid mi è venuta la voglia di muovermi, ed esplorare e, anche grazie alla possibilità di lavorare in smart working, ho cominciato a dividere la mia vita tra la Liguria e la Valle d'Aosta. Sono certo che tutti noi in un certo momento della vita almeno una volta abbiamo avuto dei sogni, delle follie che ci hanno attraversato la testa, follie che abbiamo lasciato andare e svanire. Ma come dice Papa Francesco, i sogni sono stelle brillanti e ho deciso di viverne uno. Circa un anno e mezzo fa è nata questa idea e non se ne è mai andata, donandomi una forza incredibile. Spesso si dice che bisogna anche avere la forza di farli diventare veri, che sia necessario faticare per i propri sogni, lo capisco, ma per me è stato diverso, è stato il sogno a darmi la forza di allenarmi ogni giorno, non il contrario".

Foto in bici, in notturna-2

"Unione ideale tra passato e presente, una sfida per guardarmi dentro"

"Il sogno era quello di unire queste due terre - spiega ancora Paolo Pattoneri - che  rappresentano il mio bellissimo passato fatto di avventura e famiglia, con l'affermare me stesso. Questo affermarmi che ho trovato tra le montagne della Val d'Aosta. Un'unione non solo metaforica tra questi due mondi. La voglia nasce dal misurarsi e dal misurare la terra attraverso il corpo per capire quanto si può arrivare distante. Queste sfide servono per guardarsi dentro. Ho passato tanti mesi in completa solitudine tra le montagne valdostane ma non mi sono mai sentito solo - aggiunge - questa natura ha riaggiustato la mia prospettiva interna, resettato le priorità della mia vita, offrendomi occhi nuovi. Mi ha ridato il mio sorriso e la voglia di vivere al meglio ogni momento. Provare a capire le regole della natura è stato un passatempo meraviglioso. Come gli allenamenti fatti in salita tra pini e rododendri, ho visto le stagioni cambiare, i larici diventare gialli, per poi svegliarmi un giorno così diverso da quello che ero, magari dopo aver visto l'alba in alta quota. Oggi - conclude - mi godo il momento e, ascoltando la gioia e le idee meravigliose che scaturiscono dalle persone che mi hanno accompagnato in questo viaggio, capisco che sì , forse è stato davvero utile".

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