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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Teatri e fase 2, le ipotesi per ripartire. Il Politeama: «Il piano c’è, ma servono certezze»

Danilo Staiti, direttore artistico del teatro di Corvetto, ipotizza la ripresa graduale con spettacoli più “essenziali” e spalmati su periodo più lunghi. E pensa al nuovo anno per un ritorno alla normalità

Insieme con le sale da ballo, le discoteche e i cinema sono i luoghi per cui una riapertura non è stata ancora nemmeno prospettata: i teatri, luoghi che assicurano sì cultura e intrattenimento, ma anche aggregazione, sembrano essere in fondo alla lista delle riaperture dopo l’emergenza coronavirus, ma in questi giorni sia il premier Giuseppe Conte sia il ministro Franceschini hanno annunciato che presto potrebbero esserci novità, addirittura prima della fine della settimana.

A Genova, città in cui la tradizione teatrale è molto forte, c’è già chi si prepara e pensa a lungo termine: è il caso di Danilo Staiti, direttore artistico del Politeama Genovese. Il teatro a gestione privata di Corvetto è un punto di riferimento nel panorama artistico e culturale della città e della regione, e l’ultima volta che si è riempito è stato il primo marzo: da allora le luci si sono spente, i 13 dipendenti sono entrati in cassa integrazione e il botteghino ha chiuso al pubblico.

A tre mesi dall’inizio del lockdown, e con l’inizio della fase 2, Staiti alla speranza associa una buona e giusta dose di realismo che accomuna gran parte dei teatri privati: senza finanziamenti pubblici sostanziosi (come accade, per esempio, per il Carlo Felice), il teatro non può riaprire a meno di non essere quantomeno in pari con le spese sostenute per un eventuale spettacolo. E dunque per la ripartenza non si può che guardare a settembre, in misura ridotta, e al nuovo anno per il regime più simile alla normalità. 

«Ovviamente prima di conoscere le misure previste per la riapertura dei teatri è impossibile capire se è effettivamente possibile riaprire o no - conferma Staiti - Adesso siamo a livello di indiscrezioni, e conviene aspettare indicazioni precise perché ormai è inutile fare chiacchiere su qualcosa che non è ufficiale. Però posso dire che stiamo già pensando al futuro: gli spettacoli in cartellone da marzo 2020 sono già stati riprogrammati a partire da dicembre-gennaio. Ovviamente la certezza che da quel momento si torni alla normalità non ce l’ha nessuno. Senza date non possiamo che iniziare noi a tracciare un percorso».

L’incertezza, insomma, è al momento l’elemento più destabilizzante: «Sappiamo che non possiamo riaprire subito, non sarebbe possibile nemmeno se dessero il via libera da giugno, per fare teatro ci vuole tempo e organizzazione. Ma al momento non abbiamo ricevuto neanche indicazioni ipotetiche - sottolinea Staiti - Sicuramente con le misure di sicurezza non sarà possibile fare quello che facevamo fino a tre mesi fa, tutti gli spettacoli in questo momento sospesi non potranno che essere rinviati all’ipotetico momento in cui si torna alla normalità». Si potrebbe però pensare a una timida ripartenza, se il protocollo di sicurezza venisse ufficializzato.

«Nel momento in cui dovessero essere stabilite misure di sicurezza con la riduzione della capienza del teatro potremmo quantomeno fare un piano economico - riflette ancora Staiti - perché il 95% delle nostre entrate deriva dagli incassi. Se spendiamo per fare spettacolo più di ciò che incassiamo non possiamo ovviamente aprire. La nostra struttura, di cui siamo fortunatamente proprietari e per cui non dobbiamo quindi pagare l’affitto, può ospitare 1.056 persone. Si potrebbe pensare quindi a spettacoli più “agili e snelli”, monologhi per evitare affollamenti anche sul palco, meno persone in sala spalmate su periodi più lunghi, scenografie ridotte al minimo insieme con le parti tecniche».

Tutto ciò sarebbe possibile, però, soltanto se le spese per la rappresentazione non superano i ricavi: «Possiamo almeno pensare di andare in pari, in questo periodo di emergenza, ma non può certo durare a lungo - conferma Staiti - Per i dipendenti abbiamo fortunatamente la cassa integrazione, ma ci sono moltissime spese». Quale potrebbe essere, dunque, la roadmap per una riapertura graduale?

«Ponendo che i costi siano sostenibili, si potrebbe pensare da settembre a dicembre di può fare spettacoli con determinate restrizioni, e poi a gennaio tornare alla normalità. Noi non vediamo l’ora di riaprire, e ritrovare tutte le emozioni di un lavoro che si fa in primis per passione, ma ci sono tante varianti da tenere in considerazione. Anche quella del pubblico: a teatro ci si va per piacere, se le misure di sicurezza fossero troppo impattanti a livello psicologico le persone rinuncerebbero. Entro una certa soglia ci stiamo già abituando a certe cose, come uscire con la mascherina che è ormai prassi, e penso che la voglia di tornare a teatro sarà superiore al senso di disagio, ma dipende sempre dalle misure di sicurezza».

La valutazione di Staiti è prudente: «Mi sento di dire che in teatro è improbabile che succeda qualcosa prima di settembre, non escludo qualche avanzamento prima, ma anche dicessero che si può aprire dal 20 di giugno ci servirebbe almeno un mese per organizzare. Noi abbiamo già il cartellone pronto per la ripresa, e per fortuna questa crisi ci ha trovato in salute dal punto di vista economico, quindi siamo riusciti a resistere. Ma non può durare troppo, non possiamo stare chiusi un anno senza avere entrate continuando a pagare una struttura come il Politeama. La prima cosa di cui abbiamo bisogno è sapere: poi potremo comportarci di conseguenza».

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