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Coronavirus, Bassetti sui nuovi focolai: «No a minestroni di dati, quarantena per chi arriva dall’estero»

L’infettivologo genovese interviene sui nuovi casi, invitando a differenziare i casi e sottolineando l’importanza di isolare e sottoporre a tampone chi arriva da zone in cui l’epidemia non è controllata

I numeri lo testimoniano anche in Liguria: pur assistendo a un continuo calo dei contagi, in alcune regioni piccoli focolari di coronavirus si stanno riaccendendo, suscitando preoccupazione e apprensione, dividendo in molti casi anche la comunità scientifica e spingendo a riconsiderare con attenzione la riapertura delle frontiere.

L’episodio di cui più si dibatte nelle ultime ore riguarda in particolare un manager vicentino rientrato dalla Serbia, che proprio in Serbia avrebbe contratto il virus, continuando con le sue attività e rifiutando il ricovero : la vicenda ha fatto infuriare il governatore del Veneto Zaia (che ha gestito con successo l’emergenza sanitaria con tamponi a tappeto e tracciamento) e riacceso la discussione sulla circolazione delle persone - e del virus - dopo la riapertura delle frontiere.

Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino, sono proprio i rientri dall’estero a far salire i contagi: «Sempre più positivi al tampone continuano a registrarsi per la riapertura delle frontiere che ha riportato in Italia, nostri concittadini o stranieri - ha spietato - Su questi bisogna fare molta attenzione attraverso l'utilizzo della quarantena preventiva di 14 giorni. Chiunque arrivi in Italia da paesi in cui l'epidemia non è controllata o non è nota la situazione epidemiologica dovrebbe sempre essere isolato e sottoposto al tampone. Senza eccezioni. Intercettare sul nascere i nuovi focolai è di fondamentale importanza per spegnere immediatamente e rapidamente le piccole fiammelle sparse qui e là».

Sul numero di nuovi positivi, però, Bassetti continua a essere ottimista e a chiedere distinzioni tra chi è positivo e ha sintomi, e chi invece ha contratto il virus senza conseguenze: «Credo che continuare a dare numeri di nuovi positivi senza differenziare chi siano e cosa abbiamo ovvero quanti sono sintomatici o asintomatici, quante sono le nuove positività dopo precedenti negatività, quanti sono i ricoverati in ospedale e quanti osservati a casa, quanti sono in rianimazione e quanti nelle rsa on serva a nulla, se non a fare un gran minestrone», sottolinea l’infettivologo: «I nuovi focolai devono preoccupare? Stiamo assistendo ad un nuova ondata di casi gravi da gestire in ospedale e nelle terapie intensive? Assolutamente no», conclude, ricordando che in Liguria da sette giorni non ci registrano, fortunatamente, più decessi: da inizio emergenza a oggi sono state 1.558 le persone che hanno perso la vita per il coronavirus. 

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