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Coronavirus

Fase 2, Regioni al Governo: «Serve 'normalizzazione dell'emergenza'»

I governatori di undici Regioni, fra cui la Liguria, hanno scritto al Presidente della Repubblica Mattarella e al premier Giuseppe Conte a proposito della gestione della fase 2

S'inasprisce lo scontro tra alcune Regioni e il governo. I governatori (tutti di centrodestra) di Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise, Abruzzo, e il presidente della provincia autonoma di Trento hanno scritto al Presidente della Repubblica Mattarella e al premier Giuseppe Conte.

Nella serata di mercoledì 29 aprile, il presidente della Regione, Giovanni Toti, è intervenuto ancora sulla questione, annunciando a chi lo segue sui social la lettera inviata a Roma. «Ogni territorio - scrive Toti - ha le sue esigenze, le sue priorità, la sua situazione. La Liguria si è avviata con prudenza verso la Fase 2. Un po' di fiato ai nostri bar e ristoranti, alle spiagge e all'edilizia, ai giardinieri e fiorai. E un po' di fiato alle famiglie, ai bambini, a chi vuole andare a pesca, in bicicletta, a fare due passi. La sanità ligure resta pronta e vigile per monitorare la situazione. E tutti i reparti Covid resteranno disponibili finché servirà. Il Governo non può impedire alle Regioni di rispondere al proprio territorio. Anzi - conclude il governatore ligure -, dobbiamo dare risposte a persone che stanno aspettando e finendo i loro soldi».

La lettera delle Regioni al governo

«La fase 2 è una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell'emergenza. È essenziale che si ritorni progressivamente a un più pieno rispetto dell'assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere a una 'normalizzazione dell'emergenza', che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione».

«Pare assolutamente necessario che l'attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all'esigenza di tutela della salute collettiva».

La replica del ministro Boccia

Il ministro degli affari Regionali Boccia ieri aveva posto dei paletti: «Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il Dpcm». «Se ci sono ordinanze non coerenti invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle (solo in caso di allentamento delle misure) - afferma -. Se non avviene sono costretto a ricorrere all'impugnativa al Tar o alla Consulta». Oggi usa toni più duri: «Governatori e Lega non soffino sul fuoco» perchè «durante un'emergenza come questa i colori politici non dovrebbero esistere» dice Boccia al Corriere della Sera, e invita i presidenti delle Regioni, «per il bene della nazione, a seguire unità, serietà e responsabilità».

Alla domanda se sia arrabbiato per la lettera inviata dai governatori di centrodestra al presidente Mattarella, il ministro ha risposto: «Abbiamo passato tutta la giornata insieme e non ci hanno detto nulla, l'ho appreso dalle agenzie di stampa», sottolineando che «tutte le Regioni che hanno scritto al Quirinale hanno avuto dallo Stato un sostegno senza precedenti».

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