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Allarme per i cuccioli di capriolo, l'Enpa: «Toccarli è una condanna»

Il pericolo maggiore per i piccoli è rappresentato proprio dall'uomo. Che pur animato dalle migliori intenzioni, avvistando un esemplare solo spesso si avvicina compromettendo il rapporto con la madre

«Smettete di toccare i cuccioli di capriolo»: a lanciare l’appello sono i volontari dell’Enpa, che al Cras di Campomorone sono ormai “sommersi” di piccoli recuperati a causa di quelle che spesso sono buone intenzioni, ma finiscono per causare un danno agli animali.

Il problema, infatti, è che i piccoli di capriolo vengono spesso lasciati in mezzo all’erba alta dalle madri, che tornano poi per allattarli. In molti, però, notando il cucciolo da solo sono spinti ad avvicinarsi, convinti che possa essere abbandonato o ferito, senza rendersi conto che toccandolo impediscono alla madre di riconoscerne l’odore. 

«I cuccioli sono nei prati da soli perché essendo inodori e con un manto mimetico sono al sicuro dai predatori. Proprio per questo la madre si allontana per nutrirsi, perché sa di essere sotto il tiro del predatore e non vuole mettere a repentaglio la vita del piccolo. L’evoluzione ha portato a questa strategia di difesa, che è efficace, finché non arriva lo sprovveduto di turno - conferma Francesco Baroni, presidente del Cras - Toccarli significa modificare questa condizione, e impedire alla madre di riconoscerli e ritrovarli». 

Conseguenza diretta: nella bella stagione, quando le scampagnate diventano più frequenti, gli avvistamenti dei cuccioli si moltiplicano, così come gli esemplari che, una volta “compromessi”, devono essere portati all’Enpa e svezzati artificialmente: «Al momento ne abbiamo una decina, tutti molto piccoli, ma il numero crescerà - conferma Baroni - Capiamo le buone intenzioni di chi avvista un piccolo di capriolo, ma sono animali delicatissimi e molto difficili da svezzare: anche solo sfiorarli può significare per loro una condanna». 

Nel 2017 sono stati circa una trentina i cuccioli di capriolo portati al Centro Recupero Animali Selvatici di Campomorone, numero che ha reso necessario lanciare una raccolta di latte di capra per riuscire a svezzarli. Quest’anno, visto anche il numero crescente di esemplari, i volontari hanno invece optato per un latte in polvere specifico che sembra andare incontro alle esigenze dei cuccioli, ma resta alta la necessità di guanti monouso, rotoli di carta assorbente, disinfettanti e altri strumenti utili per la gestione quotidiana del centro.

 «Soprattutto in questo periodo è molto importante che chi si imbatte in un piccolo di capriolo sia informato sul danno potenziale che può arrecare se non presta la dovuta attenzione», conclude Baroni. La raccomandazione è quella di controllare da distante le condizioni dell’animale, senza disturbarlo e senza avvicinarsi troppo per non spaventare la madre, e di intervenire solo nel caso in cui sia in pericolo immediato o ferito». Chi volesse invece fare una donazione, può recarsi direttamente al Cras oppure chiedere informazioni sul sito o sulla pagina Facebook dell'associazione.

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